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European Green Deal Finanza Sostenibile e Strumenti normativi

European Green Deal

L’ “European Green Deal” è una strategia di crescita dell’Europa che si pone l’obiettivo di migliorare la qualità della vita e la salute dei cittadini europei e nel contempo raggiungere la neutralità climatica dell’Europa entro il 2050 proteggendo e conservando il capitale naturale e favorendo la biodiversità.

Finanza Sostenibile.

La portata degli investimenti necessari per conseguire gli obiettivi fissati dall’European Green Deal pone il settore finanziario al centro dell’attenzione in quanto in grado di svolgere un ruolo significativo nella ripresa economica europea post pandemia. Tale ripresa economica deve essere sostenibile, inclusiva e dotata di un orizzonte temporale a medio lungo termine.

Per questo motivo, all’interno della strategia dell’European Green Deal, l’Unione Europea ha concepito un framework di riferimento che dovrà essere adottato dalle imprese adeguando il proprio business model agli obiettivi strategici dell’Europa.

L’adozione del framework dovrebbe assicurare la transizione verso principi di sostenibilità nelle scelte finanziarie e prevenire fenomeni di greenwashing. L’Unione Europea si pone, a tale proposito, l’obiettivo di proporsi come leader globale nella definizione di uno standards per la Finanza sostenibile.

Strumenti

Il 21 aprile 2021 la Commissione Europea ha adottato un insieme di misure per favorire una migliore comprensione di come, nella Comunità Europea, i flussi finanziari vengano impiegati in attività sostenibili dando seguito al regolamento  (EU) 2020/852 entrato in vigore il 12 luglio 2020 attraverso il quale il Parlamento Europeo  dava mandato alla Commissione Europea di definire, tramite specifici atti delegati, criteri tecnici  (chiari, praticabili e facili da applicare) per determinare se una attività economica potesse essere considerata come sostanziale per il raggiungimento degli obiettivi ambientali.

L’insieme delle misure a cui ci si riferisce includono:

  • Gli Atti Delegati relativi all’adozione di una tassonomia europea sul clima.

L’adozione di una tassonomia delle attività sostenibili ha l’obiettivo di creare uno standard condiviso per definire e confrontare gli investimenti finanziari sulla base della loro capacità di sostenere imprese sostenibili.  Gli Atti Delegati verranno formalmente adottati alla fine del mese di maggio 2021.

La tassonomia adottata:

  • rappresenta un primo set di criteri tecnico-scientifici che definiscono quali attività contribuiscono a due dei sei obiettivi ambientali fissati dalla tassonomia europea, ovverosia l’adattamento al cambiamento del clima e la mitigazione del cambiamento climatico;
    • copre all’incirca il 40% delle imprese quotate in settori che sono direttamente responsabili per almeno 80% delle emissioni di gas serra.

La tassonomia, che è stata definita da un gruppo di esperti sulla finanza sostenibile “Technical Expert Group” (TEG):

  • comprende sei obiettivi ambientali (così come riportato dall’art. 9 dell’” EU Taxonomy Regulation” così come di seguito specificato (a) mitigazione del cambiamento climatico, (b) adattamento al cambiamento climatico, (c) uso sostenibile e protezione delle acque e delle risorse marine, (d) transizione all’economia circolare, (e) controllo e prevenzione dell’inquinamento, e (f) protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.
    • sarà soggetta ad una rivisitazione continua al fine di assicurare l’aggiornamento alle evoluzioni e agli sviluppi tecnologici.  

Il regolamento sulla tassonomia delle attività sostenibili, il regolamento sull’informativa sulla finanza sostenibile e il benchmark costituiscono la base normativa per aumentare la trasparenza e fornire strumenti per gli investitori, per identificare opportunità di investimento sostenibile.

La tassonomia sarà applicata dal gennaio 2022.

  • Una proposta per una direttiva per il “Corporate Sustainability Reporting” (CSRD).

Tale proposta ha l’intento di rafforzare gli standard informativi nel mondo corporate sul tema delle informazioni non finanziarie in modo tale da assicurare una migliore confrontabilità delle già esistenti DNF (dichiarazioni non finanziarie) al fine anche di consentire al mercato di indirizzare i propri investimenti sulla base dei criteri della sostenibilità in modo più efficiente.

La proposta:

  • estenderà l’obbligo di redigere un report di sostenibilità a tutte le grandi compagnie e a tutte le aziende quotate (prevedendo specifiche disposizioni per le PMI). Si stima, a tale proposito, che il numero di aziende che dovrà redigere un report di sostenibilità potrebbe arrivare a 50.000 unità dalle attuali 11.000;
    • assicurerà che le imprese producano per gli investitori e in genere tutti gli stakeholder informazioni sulla sostenibilità affidabili e confrontabili e che evidenzino come i temi relativi alla sostenibilità, quali il cambiamento climatico, influenzino il loro business e l’impatto delle loro attività, sulle persone e l’ambiente;
    • semplificherà il processo di produzione della reportistica.

In questo modo la proposta di una direttiva per il “Corporate Sustainability Reporting” (CSRD) dovrebbe rappresentare le fondamenta di quel flusso informativo che attraversa la catena del valore del mondo finanziario che partendo dalle imprese sarà resa disponibile alle banche, compagnie assicurative, società di asset management e agenzie di rating per arrivare agli investitori finali, alle organizzazioni non governative e agli altri stakeholder.

Il primo set di standard dovrebbe essere adottato entro il mese di ottobre 2022.

  • Sei emendamenti agli Atti Delegati in tema di obblighi di consulenza sugli investimenti e sulle coperture assicurative.

I sei emendamenti incoraggiano il sistema finanziario a sostenere le imprese nel percorso verso la sostenibilità richiedendo:

  • in tema di consulenza su investimenti e assicurazioni, l’obbligo per i consulenti di discutere le preferenze di sostenibilità del cliente nella valutazione dell’idoneità per il cliente di un determinato investimento,
    • in tema di obblighi dell’impresa finanziaria nella valutazione dei propri rischi per la sostenibilità e di sorveglianza e governance sui prodotti di investimento e assicurativi, l’obbligo per i produttori di prodotti finanziari e per i consulenti finanziari di considerare i fattori di sostenibilità durante la progettazione dei loro prodotti finanziari.

Tutto ciò premesso la Commissione ha così introdotto l’obbligo di valutare le preferenze di sostenibilità della clientela come completamento della valutazione dell’idoneità all’atto della scelta di investimento.

Tale obbligo si ritrova negli atti delegati sia ai sensi della direttiva sui mercati degli strumenti finanziari (MiFID II) e sia ai sensi della direttiva sulla distribuzione assicurativa (IDD)

Ai consulenti in materia di assicurazioni e investimenti sarà infatti richiesto di ottenere informazioni non solo sulla conoscenza ed esperienza di investimento del cliente, sulla capacità di sopportare le perdite e sulla tolleranza al rischio come parte della valutazione dell’idoneità, ma anche sulle loro preferenze di sostenibilità. Ciò garantirà che le considerazioni sulla sostenibilità siano tenute in considerazione su base sistematica quando i consulenti valutano la gamma di strumenti e prodotti finanziari nelle loro raccomandazioni ai clienti. Questa azione consentirà agli investitori al dettaglio di decidere dove e come investire i propri risparmi. In questo modo, tutti avranno la possibilità di produrre un impatto positivo tangibile sul clima, l’ambiente e la società se lo desiderano. Il cambiamento aumenterà la domanda di strumenti finanziari e prodotti con strategie di investimento sostenibili e quelli che considerano un impatto negativo sulla sostenibilità.

Si rimanda ai seguenti link:

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