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la bellezza disarmante

Il primo appuntamento con “La bellezza disarmante”

Il giorno 21 aprile 2017 presso la Libreria S. Paolo in Piazza S. Antonio a Bari, Cesare Veronico[1]e Tommaso Cozzi[2]sono intervenuti per parlare di bellezza in riferimento al Parco Nazionale dell’Alta Murgia  e dell’enciclica di Papa Francesco “Laudato Sì”.

A chi si rivolge la bellezza del Parco?; qual è il valore del “nulla” e del senso di straniamento e solitudine di questi territori?; quale futuro per le comunità locali può consentire uno sviluppo armonico del Parco?: Quali sono stati i successi e le difficoltà nel percorso del Parco dal 2011 ad oggi? Sono tutte domande a cui si è cercato di dare risposte nel dibattito che dalle 18.30 per più di un’ora ha visto intervenire i due relatori.

Il diario di tre mesi di attività del parco (tratto dalla relazione di Cesare Veronico)

Il libro “la bellezza disarmante” è stata l’occasione per parlare della bellezza dei territori del Parco Nazionale dell’Alta Murgia. Il libro è la narrazione degli avvenimenti accaduti circa quattro anni fa, nell’arco di tre mesi. Al momento della pubblicazione, il libro aveva l’obiettivo

di impedire che l’attenzione mediatica che si era creata intorno al Parco cessasse e che su di esso calasse un successivo disinteresse.

Oggi Il Parco dell’Alta Murgia è il Parco rurale più grande d’Europa, racchiude un’area dove vengono coltivati grani antichi e allevata la pecora altamurana che è stata salvata dall’estinzione, rende fruibile il territorio ai visitatori per mezzo di un centro visite e tramite le ciclovie.

Il Parco include territori caratterizzati dall’unicità dei grandi spazi vuoti e dalla specifica sensazione del nulla, comprende 13 comuni, consta di 70.000 ettari e conserva testimonianze storiche e naturalistiche importanti quali l’uomo di Altamura, le cave di bauxite, il castello del Garagnone, il Pulo di Altamura, …,  è in stretto contatto con le 400 aziende che si trovano sul territorio e ha sviluppato un turismo sostenibile legato alla storia e alla cultura dei luoghi.

Nel 2013 il Parco si trovava al centro di una discussione incentrata sul problematico rapporto con le Forze Armate. In quel momento l’impegno del Parco era infatti teso a proporre una nuova visione di un territorio che era stato considerato quasi esclusivamente un poligono per le esercitazioni militari. Non si può ignorare, a tale proposito, il fatto che la Murgia, durante il periodo storico della guerra fredda, è stata al centro dell’interesse mondiale poiché qui erano situate le basi missilistiche dotate di ordigni nucleari puntati direttamente verso la Russia.

All’epoca della pubblicazione del libro, erano state avanzate dal Parco dell’Alta Murgia precise richieste verso i vertici militari che vennero ascoltate anche se con alcune difficoltà. Nonostante ciò, anche grazie al sostegno dei media e dei vertici della Regione, il Presidente del Parco venne ricevuto dal Ministro della Difesa ed in quell’occasione venne definito un accordo. Oggi i piani di esercitazione militari vengono presentati all’Ente Parco prima di sottoporli all’attenzione del comitato istituzionale deputato ad approvare le esercitazioni che è un comitato misto paritetico composto da consiglieri regionali e rappresentanti dei militari. Questo risultato è importante perché sancisce l’attenzione dei vertici militari verso le esigenze del Parco e dei suoi fruitori. Questo accordo costituisce un caso unico soprattutto se confrontato con le situazioni in cui si trovano gli altri parchi nazionali.

Nell’ambito delle attività del Parco, oggi, si parla di economia verde. L’uso del termine italiano piuttosto che quello anglosassone non è stato un vezzo ma si è reso necessario allo scopo di divulgare l’idea di uno sviluppo sostenibile anche fra chi questa informazione non l’aveva precedentemente acquisita. Il termine italiano era più facilmente spiegabile e comunicabile.

Il futuro del Parco dell’Alta Murgia, luogo dove si sono avvicinate le visioni degli ambientalisti e degli agricoltori e dove molti passi sono stati compiuti, potrebbe essere caratterizzato da una ulteriore spinta al processo di tutela e conservazione della fauna e della flora su cui l’attuale gestione si è impegnata così come possiamo constatare ogni qual volta ammiriamo nei cieli il volo dei falchi e delle poiane o quando nelle campagne ci capita di scorgere una  volpe o il lupo o infine quando contempliamo l’immensa varietà della flora.

Il nulla, la presenza di Dio e l’economia circolare (tratto dalla relazione di Tommaso Cozzi)

Il caso di Don Cassol, che frequentava i territori della Murgia, nel tentativo di svuotare il proprio io dai sentimenti, dalle sensazioni e dall’emotività per potersi riempire di Dio è esemplificativo della potenza del paesaggio del Parco dell’Alta Murgia. Possiamo parlare di un paesaggio dove il nulla è una pienezza o possiamo anche pensare ad un paesaggio che esprime una sensazione di vuoto che è colmata dalla presenza costante della nostra spiritualità e che ci induce a trovare la pienezza attraverso il creato.

E’ questo un territorio che fornisce la testimonianza di come l’uomo possa trovare la propria dimensione spirituale e, in molti casi, anche il proprio equilibrio emotivo partendo dalla contemplazione della creazione.

Esiste un passaggio nell’enciclica “Laudato Si” rappresentativo del concetto di “ecologia integrale” di Papa Francesco che  sintetizza in maniera profonda anche il pensiero di Don Tonino Bello, antesignano testimone della pace e dell’ecologia. “ Dal momento che tutto è intimamente relazionato e che gli attuali problemi richiedono uno sguardo che tenga conto di tutti gli aspetti della crisi mondiale propongo di soffermarci adesso a riflettere su diversi elementi di una ecologia integrale che comprenda chiaramente le dimensioni umane e sociali”. In questa frase, uno dei passaggi fondamentali è rappresentato dall’inciso “dal momento che tutto è collegato” che, riallacciandosi ad una visone olistica dell’uomo, considera aspetti correlati ed integrati l’ambiente, l’economia, l’affettività, la spiritualità.

Conseguentemente, la scelta che ci viene sottoposta è quella tra una società che non rispetta l’ambiente e l’umanità ignorando e danneggiando irreparabilmente le loro interrelazioni e la realizzazione di una società rispettosa dell’ambiente e degli ecosistemi naturali che potrà costruire un futuro anche attraverso lo sviluppo di forme di economia innovative quali l’economia circolare.

Il concetto di economia circolare, citato da Cesare Veronico nel suo libro già quattro anni fa, incomincia ora a diffondersi e svilupparsi e si articola intorno all’idea di una gestione positiva, equa e rispettosa dell’ambiente, delle fonti di energia. Se saremo in grado di applicare questo concetto riusciremo a generare una ricchezza non solo dal punto di vista economico, ma anche etico e sociale in quanto riusciremo a  contribuire al raggiungimento di un benessere economico ma anche  all’accrescimento del valore delle persone e delle relazioni tra di loro. Là dove non saremo in grado di applicare questo concetto distruggeremo gli ecosistemi e l’ambiente generando dei ritorni negativi sia dal punto di vista degli ecosistemi naturali che dal punto di vista dei rapporti tra le persone e, in ultima analisi, anche dal punto di vista economico.

E’ necessario acquisire una logica sistemica ricordando che i vari elementi nei quali l’uomo si trova a vivere sono strettamente correlati tra loro. Le azioni sulla terra, l’aria, sull’acqua, sugli ecosistemi e sull’uomo stesso si ripercuotono con un nesso di causa effetto anche sugli altri elementi modificando tutti gli equilibri e generando una deriva che in questo momento rappresenta una seria minaccia per la sopravvivenza dell’umanità. L’enciclica oltre ad essere documento di denuncia è anche una sorta di manuale di sopravvivenza per l’uomo.

E per questo motivo che auspico un futuro del territorio del Parco libero dalle dinamiche di sfruttamento che lo minacciano e lo inquinano ed attivo in difesa della bellezza affinché la stessa sia fruibile non solo dalla cittadinanza che risiede nei territori e dai visitatori.

La bellezza disarmante mi ricorda la scritta di ingresso del Sermig (Servizio Missionario Giovani) di Torino che recita così “la bontà è disarmante” e credo che bellezza e bontà vanno di pari passo poiché se l’uomo recupera un equilibrio interiore è in grado di diventare una persona migliore e più buona e, nel contempo, provvede alla cura dell’integrità della bellezza che gli è stata donata e che deve essere restituita e trasmessa alle generazioni che verranno dopo di noi.

Il viaggio del 23 aprile

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Il nostro gruppo di 43 viaggiatori alle 8.30 di domenica 23 aprile si è dato appuntamento a Bari in piazza Aldo Moro nel luogo dove il pullman sarebbe arrivato per portarci in visita nei territori fra la Puglia e la Lucania. Nello stesso momento altre 5 persone affrontavano il viaggio con la propria autovettura e si sarebbero uniti alla vista direttamente nella città di Irsina.

La giornata soleggiata si preannunciava perfetta per una esperienza di visita collettiva e, effettuate le prime presentazioni, siamo partiti alla volta di Irsina verso le 8.45.

Il viaggio di andata, impegnato nelle chiacchiere e nelle piccole operazioni burocratiche (distribuzione dei piccoli dépliant e del menù del ristorante), è trascorso velocemente e ci ha impegnato per circa 1h e un quarto della nostra giornata.

L’arrivo ad Irsina è stato salutato da un frizzante vento primaverile e, dopo una sosta per il caffè ed un saluto al sig. Monteleone del “Diario Irsinese”, ci siamo avviati nei vicoli del centro storico alla ricerca della bellezza dei luoghi e della storia, in compagnia di Anna e Maria della Pro loco di Irsina.

La comitiva si è diretta alla chiesa di S. Francesco e al complesso conventuale edificato nel 1531 e ricostruito nel 1717. La chiesa conserva importanti opere della tradizione meridionale, dagli affreschi cinquecenteschi all’ingresso, al Crocifisso ligneo e alla scultura di San Vito, oltre ai magnifici affreschi della cripta del Trecento. Quest’ultima è una cappella gentilizia, commissionata dalla famiglia Del Balzo, che dopo anni di oblio e dopo essere stata trasformata in ossario, è stata riscoperta all’inizio del secolo scorso per opera dello storico Michele Janora.

Dopo la visita alla chiesa di S. Francesco la comitiva si è trasferita nell’adiacente Museo Civico Janora ricco delle vestigia delle popolazioni che hanno abitato il sito di Irsina. Qui abbiamo potuto ammirare lo straordinario” Cratere di Dioniso” che è un cratere a campana a figure rosse  la cui produzione è databile verso la fine del V secolo a.C.

Infine un tour fotografico sotto la guida di Michele (il nostro esperto di tecnica fotografica). I partecipanti si sono dispersi nel centro storico alla ricerca di scorci di bellezza disarmante, da condividere immediatamente sui social network o da memorizzare sugli apparati digitali per mostrarli agli amici, una volta a casa. La nostra passeggiata ci ha condotto alla Cattedrale dove Maria ci ha introdotto alla elegante presenza della statua in pietra di Nanto raffigurante S. Eufemia che è attribuita all’artista rinascimentale Andrea Mantegna. La statua della Santa, alta 172 cm, raffigura la martire  con una mano nelle fauci del leone, a simboleggiare il martirio subito nel 304 d.C., mentre con l’altra sostiene un triplice monte con un castello a indicare Irsina (anticamente denominata Montepeloso). E’ un’opera scultorea a tutto tondo di qualità straordinaria come si può desumere dall’osservazione delle mani, affusolate e bellissime, dalla nobile espressività del volto, dal portamento della figura e dalla fierezza che traspare dal viso.

La sosta ristoratrice con le delizie gastronomiche locali è avvenuta da Bruno Giorgio al Ristorante “Ducale” e, tra un brindisi ed il successivo , sulla lunga tavolata, sono passati i primi piatti tipici della cucina irsinese e le ottime carni arrostite con grande soddisfazione di tutti i commensali.

Alle 14.30 circa a malincuore abbiamo lasciato il territorio di Irsina per spostarci in quello di Gravina in Puglia ammirando dai finestrini del pullman i falchi che nel cielo blu sembrava ci salutassero.

L’arrivo a Gravina nella umbertina piazza Scacchi è stata accolta dall’amico Marcello che ci ha accompagnato nel nostro giro alla Fondazione Santomasi Pomarici dove abbiamo potuto ammirare le stanze e gli arredi del palazzo baronale così come il barone Santomasi donò alla cittadinanza, al momento della sua morte avvenuta nel dicembre del 1917 e di cui quest’anno ricorre il centenario.

Nel corso della visita al museo è stato possibile osservare la ricostruzione della chiesa rupestre di S.Vito Vecchio con i suoi splendidi affreschi bizantini la cui esecuzione è attribuibile a maestranze locali che fecero proprie le tecniche dell’arte bizantina e attive in Puglia e Basilicata tra il XIII ed il XIV secolo. Fra gli affreschi ricordiamo in particolare quello che si trova nell’abside della cripta avente la forma di una grossa mandorla retta da quattro Angeli, due a destra e due a sinistra e raffigurante l’imponente e maestosa immagine del Cristo Pantocratore seduto in trono.

Il gruppo, ha proseguito la visita passeggiando fino ai bastioni e percorrendo il ponte della Stella ovverosia l’antico acquedotto costruito nel ‘700 con il contributo della donazione della potente famiglia degli Orsini. Il ponte che consente l’attraversamento del Crapo (l’antico nome del torrente Gravina), permetteva ai fedeli di raggiungere la miracolosa chiesetta della Madonna della Stella.  La passeggiata ha così portato il gruppo sull’alto versante della gravina consentendo ai presenti di godere una spettacolare vista panoramica sulla città.

Michele (l’autista), dopo averci aspettato, ha accolto la comitiva e l’ha poi condotta sulla Piazza della Cattedrale voluta da papa Benedetto XIII esponente della famigli degli Orini e nativo della città di Gravina di Puglia. Le foto del rosone della cattedrale illuminata dalla luce del tramonto testimoniano la spettacolarità dell’opera.

Un volta sul pullman qualcuno si è intrattenuto chiacchierando, qualcun altro ha approfittato dell’occasione per di un breve riposo ristoratore in attesa dell’arrivo a Bari.

Ringraziamenti

  • All’Assessorato dell’assessorato alle infrastrutture e mobilità della Regione Puglia che ha concesso il patrocinio al progetto;
  • Alla Banca Popolare di Bari;
  • alla libreria S.Paolo e al suo direttore Giuseppe Scardavilli per aver ospitato l’evento,
  • a Tommaso Cozzi e Cesare Veronico per le relazioni e al moderatore Corrado Minervini,
  • al sindaco di Irsina Nicola Morea, all’assessore alla cultura Anna Amenta e all’assessore al Turismo Giuseppe Candela,
  • a Maria Antonicelli e Anna Verrascina della Pro Loco di Irsina,
  • a Marcello Benevento di Gravina in Puglia,
  • alla presidenza della Fondazione Santomasi Pomarici di Gravina in Puglia
  • a Michele Carmineo per il servizio fotografico,

 

 

[1] Cesare Veronico è stato Presiedente del Parco dell’Alta Murgia e autore del libro “La bellezza disarmante” edito da “Il Grillo Editore”.

[2] Tomaso Cozzi ricopre numerosi incarichi nell’ambito accademico e universitario e fra questi si ricorda i quello di docente di discipline socio-economiche nell’Università Pontificia Regina Apostolorum nella Facoltà di Bioetica

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