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La via Appia un’occasione di rinascita dei territori rurali.

Premessa.

Testo dell’intervento di Vincenzo Coppa al convegno sulla Via Appia che si è tenuto in data 12/4/24 presso Teatro S. Maria del la Salette – Viale Longo 3 – Fasano (BR) e organizzato dai Lions Club di Fasano

Sintesi

La valorizzazione internazionale del percorso della Via Appia è un’occasione irripetibile per attivare una visione strategia di rinascita dei territori rurali.

Il percorso che il Ministero dei Beni culturali ha identificato crea di fatto un’alleanza tra aree diverse sia per caratteristiche geomorfologiche sia per cultura e tradizioni enogastronomiche. Tale partnership dovrebbe essere finalizzata a valorizzare quegli elementi peculiari delle nostre culture locali che sposano i moderni principi della sostenibilità creando l’occasione per il miglioramento della qualità di vita dei centri interessati e, allo stesso tempo, un percorso di visita originale non solo del patrimonio storico e paesaggistico caratteristico dell’Italia.

“Lavedevia” auspica che tale iniziativa sia anche l’occasione per mostrare quanto l’ingegno e le capacitò degli studiosi e delle maestranze locali possono fare per realizzare concretamente quelle esperienze di sostenibilità che potrebbero essere esportate in tutto il mondo a beneficio della popolazione.  

La via Appa può essere il ponte tra il passato e il futuro ponendosi al centro del nuovo mondo.

Trattazione

La valorizzazione internazionale del percorso della Via Appia è un’occasione irripetibile per attivare una visione strategia di rinascita dei territori rurali.

A tale scopo il Ministero dei Beni Culturali:

  • ha concepito “il Cammino dell’Appia Antica” con lo scopo di percorrere in lentezza “l’itinerario segnato dalla strada antica più nota al mondo, una infrastruttura viaria costruita dai romani, che collegava Roma, caput mundi, al sud della nostra penisola e ai porti verso l’Africa e l’Oriente: 600 chilometri di strada percorsa per secoli da eserciti, viandanti, commercianti”;
  • ha assegnato la progettazione esecutiva del cammino per la posa in opera della segnaletica, la messa in sicurezza dei tratti pericolosi, la realizzazione delle aree di sosta e di eventuali infrastrutture necessarie al superamento di barriere naturali o artificiali;
  • ha strutturato il cammino in 29 tappe suddivise in quattro regioni Lazio, Campania, Basilicata e Puglia, che attraversano paesaggi, antichi borghi, ponti e monumenti archeologici, tratti autentici di strada romana, ma anche aree degradate o fortemente antropizzate premettendo l’incontro di culture, dialetti, tradizioni, cibi, popoli e mestieri diversi.

Il Cammino della via Appia assume quindi diverse valenze per differenti tipologie di soggetti:

  • per i turisti rappresenta un’esperienza di vita, da affrontare con lo zaino in spalla, percorrendo la storia, i luoghi e acquisendo conoscenze sui popoli che hanno abitato la nostra Italia così come recita il sito del Ministero della Cultura;
  • per le imprese che operano nel settore del turismo costituisce un’opportunità di sviluppo in quanto saranno favorite tutte le forme dell’ospitalità (alberghi, B&B, residence …), la ristorazione, i tour operator, e tutta la filiera ad essa connessa consentendo, un percorso di visita originale del patrimonio storico e paesaggistico caratteristico dell’Italia
  • per i territori è l’occasione o il pretesto per costituire una partnership con l’obiettivo di proporre una visione nuova, non stereotipata di questi territori non legata al solo turismo ma ispirata alla storia dei territori.

Questa partnership dovrebbe essere finalizzata:

  • a bloccare lo spopolamento dovuto all’abbandono della maggioranza dei giovani che cercano il loro futuro in altri luoghi dell’Italia e più spesso in altre nazioni;
    • a favorire l’attivazione di un processo di attrazione delle giovani generazioni invertendo la tendenza attuale.

E su questa ultima riflessione, che a prima vista potrebbe risultare sfidante se non impossibile, vorrei concentrare la Vostra attenzione.

Per penetrare in questa idea è necessario tenere conto dei seguenti fattori:

  1. in primo luogo, bisogna considerare che il cammino della via Appia:
  2. è la vetrina dei nostri luoghi che i turisti provenienti da tutto il mondo potranno esaminare in dettaglio percorrendo l’itinerario in lentezza; in questo modo apprenderanno il senso dei nostri territori riconoscendo i punti di forza e quelli di debolezza;
  3. è un’alleanza di fatto tra aree diverse sia per caratteristiche geomorfologiche sia per cultura e tradizioni enogastronomiche legate in un’unica visione e in unico destino che travalica le differenze regionali. Il viaggiatore/la viaggiatrice percorrerà il cammino e a lui/lei interesserà meno comprendere se si trova in una regione piuttosto che in un’altra. Lui/Lei si sentirà sempre sulla antica Via Appia: la prima autostrada della storia.

Per questo motivo la realizzazione di questo percorso è anche l’occasione irripetibile per consentire a queste territori così diversi di superare le loro peculiarità e di sviluppare una visione unitaria di medio e lungo termine di come questi stessi territori si vogliono proporre a livello internazionale. Questa azione è indispensabile per determinare scelte strategiche corrette che consentano di superare nel medio/lungo termine le difficoltà attuali tra le quali, in primo luogo, l’abbandono da parte dei giovani che sottrae ogni speranza di futuro alle le famiglie e ai territori.

Ma quali sono i fattori che bisognerebbe tenere in considerazione per definire la strategia unitaria dei territori della via Appia?

  • La storia, l’economia, la cultura, le abitudini e le tradizioni tipiche dei nostri luoghi quali: la peculiarità architettonica dei centri urbani e delle architetture rurali, le attività economiche come l’agricoltura, la zootecnia, l’artigianato. Tali peculiarità sono il risultato dell’esperienza millenaria di convivenza e adattamento delle popolazioni alle caratteristiche geomorfologiche, idriche e climatiche di questi luoghi in cui le popolazioni hanno imparato a convivere rispettando i luoghi, minimizzando gli scarti e riutilizzando tutto quello che si poteva recuperare.

Queste conoscenze tecniche, consuetudini, abitudini sono elementi preziosi che provengono dal passato ma che possono essere stimolanti per prospettare, alla luce delle nostre conoscenze tecnologiche e scientifiche, una nuova idea di futuro che ad oggi appare minaccioso, incerto e governato dal pericolo/ rischio della crisi climatica.

  • la modernità: e è un concetto oggi molto diverso da quello a cui che eravamo abituati a pensare 40 o 60 anni fa. La modernità è la consonanza allo spirito del nostro tempo che oggi chiede di rispettare e di sostenere i 17 principi dell’agenda ONU 2030 sullo sviluppo sostenibile. L’Europa ha abbracciato questa idea ed ha lanciato il Green Deal nel 2019 chiedendo alle organizzazioni private e pubbliche di perseguire oltre ad obiettivi economici anche obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale e di governance (ESG).
    • Sostenibilità ambientale (Enviromental);
    • Sostenibilità sociale (Social);
    • Governance (Governance);

Questi criteri ESG (Environment, Social, Governance) incominciano ad essere applicati al mondo delle imprese industriali, finanziarie e assicurative e le stesse iniziano a confrontarsi delineando un diverso quadro delle priorità della società, che si impegna non solo a fare profitti ma a verificare se i loro clienti sono rispettosi di questi principi e a loro volta a rispettare l’ambiente, a guardare alle conseguenze del proprio operato sulle comunità coinvolte (lavoratori, consumatori, località di insediamento) e anche a meccanismi di trasparenza con cui rendere pubblico il modo con cui viene gestito, controllato e comunicato il proprio operato in relazione ai rischi della sostenibilità (il bilancio di sostenibilità CSRD – Corporate Sustainable Reporting Directive è l’espressione di questo obbligo)

Se prendiamo in considerazione questi due fattori potremmo osservare che i nostri territori rurali e periferici sono quelli che, potenzialmente, potrebbero più facilmente diventare moderni poiché non devono superare gli ostacoli strutturali dei distretti industriali o delle grandi città post-industriali che stanno alacremente lavorando, anche sotto la spinta normativa per diventare green.

Per questi motivi il cammino della Via Appia potrebbe essere un percorso in cui mettere in evidenza la modernità dei nostri territori diventando certamente un cammino storico culturale artistico ma anche un percorso in cui si sperimenta la modernità e si favoriscono la creazione e sperimentazione di buone pratiche ispirate alla storia antica;

Si pensi solo a titolo di esempio:

  • alla gestione delle acque tipica dei centri della Puglia dove la scarsità aveva sollecitato la creazione di cisterne per la raccolta delle acque piovane di proprietà pubblica e privata sia nelle aree urbane che in quelle agricole e in parallelo tutti gli esperimenti moderni per il recupero delle acque reflue per l’irrigazione l’uso pubblico delle acque o alla tecniche di coltivazione con l’irrigazione di precisione dove l’applicazione dell’informatica e della robotica unita alla conoscenza della botanica e delle metodiche agricole permette di irrorare i campi solo quando è strettamente dovuto e nella quantità necessaria;
  • alla tecnica di costruzione dei muretti a secco che si trova in tutto il bacino del mediterraneo utilizzata sia per suddividere le proprietà ma anche per raccogliere convogliare l’umidita notturna sulle radici degli alberi da frutto o sulle vigne e in parallelo la sperimentazione dell’edilizia con i mattoni in canapa e calce o gli esperimenti dei bungalow in terra cruda che consentono il risparmio energetico sia per il riscaldamento sia per il raffreddamento;
  • alle tecniche di bonifica dei siti inquinati (e ce ne sono) che si basano sull’utilizzo di piantagioni di canapa industriale e in parallelo la vista a un campo di canapa industriale in fiore che è sempre una esperienza rilassante;
  • alle antiche metodiche per la selezione delle sementi dei cereali, alle tecniche di coltivazione, di molitura e di produzione delle paste e dei prodotti da forno rispettose del territorio, della salute dell’agricoltore e di quella del consumatore/cliente visitando i campi nelle varie stagioni evidenziando le tecniche di coltivazione sostenibile e visitando le strutture che lavorano seguendo tali disciplinari;
  • alla creazione di fertilizzanti naturali partendo dagli scarti delle filiere agricole e zootecniche che hanno permesso oggi di avere sul territorio pugliese delle realtà produttive di eccellenza che esportano la loro idea di sostenibilità fuori dai territori;
  • alle attività artigiani e industriali collegate alla moda e all’arte di cui è ricco il territorio fino ad arrivare ai piccoli laboratori dove si tramanda l’antica arte della realizzazione delle icone bizantine o ai gruppi di designer che reinventano la tradizione artigianale locale
  • all’antica tradizione della pastorizia, della transumanza della lavorazione perduta della lana delle pecore, alle specie tipiche del territorio come la pecora gentile e alle start up che stanno lavorando producendo piccole produzioni dio manufatti di qualità,

La generazione di questa visione è solo il primo passo: una volta che avremo immaginato come saranno i nostri terrori tra venti o trent’anni, gli uomini e le donne che li popoleranno e le condizioni che vogliamo creare; sarà indispensabile esaminare la situazione attuale e conseguentemente progettare una serie di azioni necessarie per colmare la distanza fra il desiderato e l’oggi.

  1. studiare le tecniche e metodiche della nostra tradizione che sicuramente erano conosciute dagli antichi romani; le cisterne rivestire di cocciopesto erano per loro una pratica abituale, la selezione dei grani e la diversificazione del raccolto pure, così come le tecniche dell’allevamento del bestiame;
  2. ripensare le tecniche alla luce delle nuove conoscenze scientifiche in quanto non vogliamo fare regredire il territorio alle condizioni in cui si viveva ai tempi dei romani ma dobbiamo studiare queste tecniche valorizzandone la modernità e sperimentando le opportune varianti alla luce dell nostre attuali conoscenze scientifiche e tecnologiche;
  3. applicare queste conoscenze nel concreto o individuare le esperienze innovative già presenti sul territorio e inserirle nel percorso di visita offrendo visibilità e raccontando in questo modo l’innovatività del territorio; tutte queste esperienze dovrebbero essere conosciute per permettere la diffusione delle buone pratiche;
  4. analisi del percorso e individuazione di tutto ciò che è non è moderno (discariche occulte, territori inquinati, abusivismo, agricoltura selvaggia e inquinante spreco delle acque distruzione del paesaggio, …) e incentivare un percorso di trasformazione verso un futuro green;
  5. pensare ai cittadini, alla loro qualità di vita, alla loro salute,
  6. incentivandoli a consumare prodotti che provengono dai loro concittadini che lavorano e operano con i migliori principi della sostenibilità;
  7. aiutandoli a trasformare le abitazioni costruite dagli anni del boom economico in abitazioni sostenibili e aiutnadoli a recuperare gli immobili storici;
  8. individuando un equilibrio con un turismo aggressivo finalizzato solo allo sfruttamento del visitatore che si ritorce contro gli stessi abitanti e gli allontana dai centri storici che progressivamente si trasformano in resort di lusso e fanno lievitare i costi di sopravvivenza dei residenti;
  9. dotando i centri abitati di vie di comunicazione e mezzi pubblici frequenti, sostenibili, sicuri in modo tale da costituire anche una verde rete di collegamento fra i differenti centri urbani favorendo la mobilità e lo scambio delle idee;
  10. disincentivando l’agricoltura è la zootecnia introdotta negli ultimi 50 anni là dove risulta negativa per la salute e per l’ambiente;
  11. diventando inclusivi verso gli immigrati così come la nostra storia millenaria ci insegna con progetti intelligenti di inclusione sociale e lavorativa (sappiamo che la diversità è ricchezza e che un paese come il nostro con natalità bassa è destinato a implodere economicamente e socialmente se si continuerà in questo modo).

In sintesi, utilizzare il cammino della Via Appia per incominciare a realizzare comunità sostenibili economicamente, socialmente e da un punto di vista ambientale diventando un modello per altre persone e altri territori che saranno pertanto desiderosi di venire qui per vedere come si sperimenta una modernità collegata all’antichità e per stabilirsi anche favoriti dalla diffusione delle nuove modalità di lavoro.

Naturalmente è un’azione che richiede tempo, eticità, dedizione e uno sforzo collettivo delle comunità, delle entità governative, delle Università, degli enti di ricerca e di studio, degli imprenditori e dei singoli cittadini in qualunque forma costituiti ma è un’azione che potrebbe cambiare il futuro, oggi scontato dei nostri territori e consentirebbe non solo di trattenere molti dei nostri giovani ma, forse, di attrarre le menti più brillanti.

La via Appia è un ponte tra il passato e il futuro è Laverdevia si sta dando da fare per percorrerlo.

Qui di seguito un commento alla giornata.

http://www.osservatoriooggi.it/notizie/cultura/34151-%E2%80%9Cappia-antica-regina-viarum.-una-candidatura-italiana-per-l%E2%80%99unesco%E2%80%9D-video

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