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Il Treno del Pensiero, viaggio del 27 ottobre 2019: Promuovere le società pacifiche per uno sviluppo sostenibile

Il tema del viaggio è incentrato sull’obiettivo 16 dell’agenda delle Nazioni Unite 2030 che richiede di “Promuovere le società pacifiche e più inclusive per uno sviluppo sostenibile, offrire l’accesso alla giustizia per tutti e creare organismi efficaci, responsabili e inclusivi a tutti i livelli”.
Attraverso le esperienze concrete di chi si batte e si è battuto per società pacifiche e inclusive fondate su un rapporto di cooperazione, collaborazione e sostegno di tutti gli attori che vi appartengono arriveremo a comprende quali sono gli strumenti attuali a disposizione del territorio regionale e nazionale e le direttive Comunitarie che sostengono il sogno di una società inclusiva e pacifica e rispettosa del prossimo dei dei luoghi in cui viviamo

Le testimonianze (i pensieri)

Nel corso del viaggio si vuole offrire uno spunto di riflessione su esperienze, trend legislativi europei e nazionali sul tema.

  • Pasquale Ferrante e le Cooperative di Comunità.
    Il pensiero che guida l’azione di Legacoop Puglia si fonda sulla convinzione che la cultura unisce e rende società l’insieme di persone che non si conoscono tra loro ma che sono accumunati da comuni elementi distintivi fondandosi, in tal modo, su elementi identitari derivanti dalla condivisione di tradizioni, ambiente, patrimonio artistico, sociale e professionale che qualificano una collettività facendola diventare comunità. È poi la comunità che mantiene viva la cultura rinnovandola, anche mediante la rievocazione dei fattori costituenti la stessa, attraverso percorsi partecipati che tendono ad attivare le persone senza relegarle nell’isolamento.
    Legacoop Puglia punta sulla valorizzazione di tradizioni culturali e delle risorse territoriali attraverso lo strumento delle cooperative di comunità quale nuova declinazione ed espressione della mutualità che realizza e sostiene i processi di rinnovo e promozione delle culture dei territori e delle località. Le cooperative di comunità esprimono l’accezione più ampia della funzione sociale dello scopo mutualistico e permettono alla cooperazione di incardinarsi quale infrastruttura sociale ed economica che, senza fini di speculazione privata, “valorizzando le competenze della popolazione residente, delle tradizioni culturali e delle risorse territoriali, perseguono lo scopo di soddisfare i bisogni della comunità locale, migliorandone la qualità, sociale ed economica, della vita, attraverso lo sviluppo di attività economiche eco-sostenibili finalizzate alla produzione di beni e servizi, al recupero di beni ambientali e monumentali, alla creazione di offerta di lavoro e alla generazione, in loco, di capitale sociale” (art.2 Legge regione Puglia n. 23/2014)

  • Giovanna Mastrodonato;
    Tratterà l’importante ruolo della tutela giuridica dell’ambiente dallo sviluppo sostenibile all’economia circolare.
  • Francesco Minervini;
    Il 23 maggio 1992 nelle automobili che scortavano Giovanni Falcone e sua moglie c’era anche Rocco Dicillo, un giovane agente di polizia di Triggiano (BA). Aveva scelto di servire lo Stato collaborando nella protezione dei principali obiettivi delle trame criminali mafiose, negli anni in cui Cosa Nostra faceva strage di magistrati, giornalisti, uomini e donne impegnati in prima persona contro la mafia. Rocco Dicillo si mise dalla loro parte fino a diventare un «martire civile», come fu definito dall’arcivescovo di Bari Mariano Magrassi nel giorno dei suoi funerali. Francesco Minervini nel suo libro (“Oltre Capaci – Rocco Diccillo agente di scorta al fianco di Falcone” descrive l’uomo attraverso testimonianze che ci parlano del rapporto con le persone che amava (il fratello Michele, la fidanzata Alba, la madre Lisetta) declinando nel privato la sua tensione alla cura degli altri. Si aggiunge il ricordo del suo collega Giuseppe Costanza, sopravvissuto alla strage di Capaci. Questa è una storia di virtù civile.

  • Marianna Perniola e Chiara Cipparnao
    La piccola impresa di Chiara Cipparano e Marianna Perniola si trova a Rutigliano e coinvolge una comunità di clienti divenuti amici. Tutti pronti a sostenere le due donne dopo l’incendio che ha mandato in fumo il raccolto di questa estate. Alcuni di loro a maggio avevano passeggiato assieme fra i sette ettari di spighe ancora verdi della Saragolla Rossa e la Timilia a Cassano delle Murge, quelle da cui sarebbero nati i prodotti che avrebbero allietato le loro tavole, coltivate da Francesco Sette, il proprietario del campo, secondo i dettami di Chiara e Marianna. Saragolla Rossa e Timilia sono due delle otto varietà di grani antichi, cui si aggiunge il farro monococco (il primo grano coltivato dall’uomo nel Neolitico), catalogati dal Cnr di Bari, di cui sono custodi con la loro Perniola alimenti. I sette ettari andati bruciati avrebbero reso almeno 120 quintali da trasformare in farina e pasta artigianale di qualità. «Senza alcun residuo dalla loro lavorazione, completamente naturali e macinati col mulino in pietra», dicono.
    Adesso dovranno ricominciare tutto da zero. Ma non si arrendono. La solidarietà della loro piccola comunità le spinge ad andare avanti per dar credito alla scelta di vita fatta sette anni fa. Marianna Perniola, laureata in giurisprudenza e specializzata in diritto internazionale, ha vissuto due esperienze con borse di studio all’Istituto di commercio estero, per poi diventare responsabile commerciale e marketing di una multinazionale in Italia. Chiara, tecnica e programmatrice, prima del 2012 era stata direttrice aziendale di diverse imprese tessili nel Barese. «Ero una di quelle persone che dopo quattro anni cambiavano posto di lavoro e azienda dopo aver formato il personale, cercando società sempre più quotate».
    Finché hanno deciso di mollare i rispettivi ruoli e lanciarsi nell’impresa di grani antichi. « Eravamo stanche — racconta Marianna — di sottostare a determinate politiche aziendali tese a ottimizzare i margini a discapito dei più deboli. Così abbiamo deciso di metterci alla prova per vedere se si poteva fare azienda, con altri valori e principi. Siamo diventate anche socie di Banca etica e il nostro lavoro si è trasformato in un intessere relazioni umane con chiunque varchi la porta del negozio .
    L’azienda è a filiera chiusa. Una parte della raccolta è destinata alla macinazione e un’altra alla nuova semina per piantare di più l’anno successivo. La piantumazione avviene su terreni a rischio abbandono messi spesso a disposizione da anziani. La pasta con grano duro — «deliziosa», assicura chi l’ha provata (chef compresi) — contiene poco glutine e non è facile da lavorare per pane e altri prodotti a forte lievitazione. L’incendio di agosto, però, rischia di mettere tutto a repentaglio. « Era un grano duro con una splendida resa — conclude Chiara — perché le spighe erano piene. Eravamo pronti a raccogliere 18 quintali per ettaro, quando per i grani antichi al massimo se ne ricavano 8 o 9. La cattiveria di alcuni ci ha colpito. Ma continueremo più forti di prima col nostro lavoro, che ci ha impoverito economicamente ma ci arricchito la vita». (Fonte La Repubblica – Gino Martina)

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