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Conferenza di Marina Castoldi presso l’Istituto Tecnico Bachelet di Gravina di Puglia il 22/09/2017


La lezione della professoressa Marina Castoldi e’ stata illuminante in quanto la sua attività e quella della sua equipe dimostrano come l’archeologia non è la disciplina che si limita a studiare o scoprire le abitudini, le condizioni di vita e di pensiero delle popolazioni vissute centinaia o migliaia di anni fa ma è quella disciplina che se ben utilizzata può aprire le nostre menti e permettere a noi, ma soprattutto alle nuove generazioni di gettare un ponte fra il passato e il presente e di inventare, progettare e realizzare il futuro.

Lo scavo e le attività di indagine successive sui resti dell’abitato, i saggi del terreno limitrofo e sui reperti ceramici e ossei dello Jazzo Fornasiello, condotte direttamente in loco o presso laboratori dell’Universita’ di Milano, hanno permesso agli archeologi di interpretare gli usi e le abitudini di un abitato dell’antica Peucezia, frequentato dal secondo quarto del VI secolo ai primi decenni del III secolo A.C.

L’area dello scavo si colloca in una zona che era rilevante nell’economia e nel popolamento dell’intera area benché nel passato lo sfruttamento agricolo fosse meno intenso lasciando ampie porzioni di territorio a foresta. Infatti le analisi dei campioni di terreno hanno rilevato la presenza di graminacee e quercus, junglans, pinus, salix di cui il vicino Bosco Difesa grande rappresenta una residua testimonianza della grande foresta che ricopriva tutta l’area.

E’interessante scoprire che questo agglomerato abitativo era accomunato ad altri individuati nei pressi di masserie attualmente esistenti. Tutti questi piccoli agglomerati erano ubicati sotto il costone Murgiano, generalmente in una posizione alta dello stesso, in presenza di risorgive e di una serie di fonti d’acqua e in prossimità dì terreni pianeggianti che potevano essere sfruttati da un punto di vista agricolo. Questi abitato si trovavano lungo percorsi di comunicazione secondari rappresentati da lame o da tratturi che conducevano verso est.

L’immagine complessiva è che l’area che gravava intorno a Botromagno non era circondata da una campagna deserta ma da una fitta maglia di insediamenti di varia dimensione che hanno occupato il territorio tra l’età arcaica e l’inizio della romanizzazione verosimilmente disponendosi secondo una gerarchica che permetteva di utilizzare le risorse naturali che derivavano dalla pastorizia e dall’agricoltura ed in particolare dall’allevamento degli ovo/caprini che ha avuto un ruolo primario fino ai primi anni 50 del secolo scorso. 

L’economia della zona pertanto si basava sulla coltivazione di cereali, orzo e favino, sull’allevamento di animali da carne, dalla produzione del latte e dei suoi derivati e dalla lavorazione della lana. La tessitura, in particolare, sembra essere stata un’attività molto importante per tutta la Peucezia interna che commerciava i propri prodotti nei mercati di Taranto dove era presente un importante mercato della lana. 

Lo scavo in località Jazzo Fornasiello ha portato alla luce un borgo agricolo e artigianale abitato da un ricco ceto di proprietari terrieri che si compiace di utilizzare per le occasioni della mensa e del rito raffinate ceramiche prodotte nelle città che sorgevano sulla costa. Pertanto qui ha abitato un’umanita’ attiva e laboriosa di pastori, agricoltori e artigiani che rappresenta la cultura murgiana.

Lo scavo e alcuni resti ceramici fanno ipotizzare che l’abitato fosse popolato oltre che da pastori e agricoltori anche da vasai.

L’analisi dei resti ossei degli individui sepolti nei pressi dell’abitato mostra che gli abitanti del sito in generale godevano di buone condizioni fisiche cosi come dimostra l’assenza di indicatori di un insufficiente o scorretto apporto nutrizionale e dall’assenza di quadri traumatologici.

L’abitato fu abbandonato presubimilmente successivamente alla crisi generale dell’area concomitante con l’avanzata dei romani e l’assedio subito da Botromagno/Silbion nel 306 a.C.

Qui di seguito due riprese della conferenza di Marina Castoldi dell’Università degli studi di Milano sull’esito degli scavi archeologic a Jazzo Fornasiello in Gravina di Puglia

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